martedì 9 luglio 2013

Feel me.

Sullo skyplex non c'è niente che mi porti alla nausea, nulla che mi faccia pentire di non essere nata da qualche altra parte, di qualche altra razza, di qualche altra specie. Qui dove tutti sanno e nessuno dice le maschere vengono calate con più facilità di quanta si possa credere. E' un luogo, questo skyplex, dove mi sento al sicuro. Un luogo dove rinnegherò molto di quanto insegnatomi da mia madre, ma che mi consentirà di rispettare i dogmi di mio padre, che mi lascerà essere medico senza dover per forza mascherarmi di lustrini e paillettes. Ci voleva questa aria stantia per farmi capire che ognuno di noi è nato per stare in un certo posto, solo quello e per sempre. 

Dimmi che quella casa di legno continueremo a sognarla, che mi lascerai mettere una sedia a dondolo sotto il portico, che non avremo soltanto due cavalli e un gatto, che saremo sempre noi senza mai negarci ciò che abbiamo promesso l'uno all'altra. Dimmi che non sei sul serio come gli altri, dimmi che non scapperai quando per forza le cose ricominceranno ad andar male. Dimmi che non è un idillio e basta, ma che è quel che siamo riusciti a creare conoscendoci, rischiando di non vederci più per colpa di quel che era poco più di uno scherzo, dimmi che non siamo come gli altri, che non è la solitudine ma un'intesa più profonda e sincera. Dimmi che continuerò ad alzarmi la mattina con l'intento di perseguire ancora quell'idea di normalità che ci piace raccontarci a vicenda, di quel che potrà essere forse un giorno. Dimmi che ci sarai ancora quando ci toccherà saltare quel fosso, che sarai ancora lì a tenermi la mano nel balzo.

Nessun commento:

Posta un commento