martedì 9 luglio 2013

Feel me.

Sullo skyplex non c'è niente che mi porti alla nausea, nulla che mi faccia pentire di non essere nata da qualche altra parte, di qualche altra razza, di qualche altra specie. Qui dove tutti sanno e nessuno dice le maschere vengono calate con più facilità di quanta si possa credere. E' un luogo, questo skyplex, dove mi sento al sicuro. Un luogo dove rinnegherò molto di quanto insegnatomi da mia madre, ma che mi consentirà di rispettare i dogmi di mio padre, che mi lascerà essere medico senza dover per forza mascherarmi di lustrini e paillettes. Ci voleva questa aria stantia per farmi capire che ognuno di noi è nato per stare in un certo posto, solo quello e per sempre. 

Dimmi che quella casa di legno continueremo a sognarla, che mi lascerai mettere una sedia a dondolo sotto il portico, che non avremo soltanto due cavalli e un gatto, che saremo sempre noi senza mai negarci ciò che abbiamo promesso l'uno all'altra. Dimmi che non sei sul serio come gli altri, dimmi che non scapperai quando per forza le cose ricominceranno ad andar male. Dimmi che non è un idillio e basta, ma che è quel che siamo riusciti a creare conoscendoci, rischiando di non vederci più per colpa di quel che era poco più di uno scherzo, dimmi che non siamo come gli altri, che non è la solitudine ma un'intesa più profonda e sincera. Dimmi che continuerò ad alzarmi la mattina con l'intento di perseguire ancora quell'idea di normalità che ci piace raccontarci a vicenda, di quel che potrà essere forse un giorno. Dimmi che ci sarai ancora quando ci toccherà saltare quel fosso, che sarai ancora lì a tenermi la mano nel balzo.

lunedì 3 giugno 2013

Good News

C'è questa cosa delle ragnatele che mi ha sempre affascinata in un modo o nell'altro. I ragni mi fanno piuttosto schifo, ma le ragnatele no. Sembrano quei complicati gioielli che mia madre colleziona grazie ai soldi del suo nuovo marito, che mette una volta e che poi dimentica. Sembrano pure i giochi della rugiada tra le foglie di prima mattina sull'erba di Greenfield, sul verde di questo pianeta che tanto mi ha dato quanto mi ha tolto, a rilento, con i cazzo di interessi. 
Insomma le ragnatele i bambini le spezzano soffiandoci sopra per non appiccicarsi le dita con la bava dei ragni, ma quando da più grande scopri che è il materiale potenzialmente più resistente presente in natura, beh le cose cambiano e pensi "ma dai cazzo è saliva", eppure è così. Se fosse spessa il doppio non la si potrebbe tagliare con delle forbici normali, non la si potrebbe soffiare via, non ce la si scollerebbe dalle dita così facilmente. Alla fine la mia vita è così, a cercar di ricucire i buchi del destino, il modo crudele che ha avuto per ferirmi lamentandomi di come siano le proporzioni ad essere sbagliate e non io. Sono nata in un mondo troppo grosso, troppo difficile, troppo vario, troppo bugiardo.

Eppure sto ricucendo e rattoppando per la millesima volta, riscoprendomi ancora viva e affatto stanca, affatto affranta. Ho fatto pace con Huck, non so di chi fosse la colpa, se ci fosse stata una colpa, ma di quell'uomo io mi fido e lui si fida di me. Senza dare peso al mio orgoglio ferito, dimenticando le cattiverie false che mi ha detto, perchè alla fine ci siamo l'uno per l'altra ogni volta che se ne senta il bisogno. 
E poi ora è arrivato Nash che dorme col mio gatto, perchè assieme a lui è arrivato pure Shade, e se lo tiene sulla pancia così come fa il suo cavallo che mi sopporta sul dorso. Ritrovarsi insieme quando hai così tanto in comune pur essendo nati in posti diametralmente opposti e pur essendo, per certi versi, così diametralmente opposti, è automatico. E' semplicemente e di nuovo destino.

sabato 4 maggio 2013

Fatalism

Con la morte di Baiko probabilmente è pure giunto il momento di cambiare definitivamente aria, persone, lavoro, tutto ciò che fino ad ora ha sempre puzzato di marcio senza che io me ne rendessi conto. Ho sempre vissuto all'ombra della protettiva ala di mio padre che per il bene di sua figlia le ha perdonato tutto fino all'esasperazione. Esistono cose brutte in questo mondo, il marcio esiste sul serio, e pure io ho rischiato di incancrenirmi. Prima sulle navi, poi a terra, ovunque io sia andata. Qualsiasi scelta io abbia preso. Coin mi manca da morire, anche l'Huck che ero abituata a conoscere mi manca solo che ormai non è più lo stesso giocatore incallito che ho conosciuto tempo fa alla Quercia Nera. Si è corrotto, anche lui. Non so se è una cosa, questa della corruzione, a cui noi destinati possiamo sottrarci. Forse essermene accorta in tempo avrà lo stesso effetto che la medicina può avere con una lesta diagnosi, il fatto è che non ci credo nemmeno io. Verranno meno i miei ideali, verrà meno la mia volontà assieme alla coscienza, all'onore, alla caparbietà, alla capacità umana di amare. 

Non era ciò che avevo pensato per me, non è ciò che ha spinto mio padre a pagarmi gli studi a Yindù e soprattutto non è ciò che mi piacerebbe diventare. Vorrei che Ace tornasse per rendermi visibile il cammino che avevo scelto, a rendermi, forse, le cose più facili ora che quel che resta è ormai poco. Non mi è rimasto nemmeno l'Hypospray, tanto meno i soldi per comprarmene uno. 

lunedì 15 aprile 2013

"Potrebbe essere l'ultima volta."

E non saranno mai abbastanza le volte che ti ringrazierò per avermi dato la possibilità di dirti tutto quello che pensavo ogni volta che ne sentivo il bisogno. Sei l'unica persona che n'è andata senza lasciarmi rimpianti, senza accumularne tra le cose non dette e che invece avrei voluto dire. Non ci sono parole non dette, non ci sono cose non fatte. C'eri tu e c'ero io e c'era il nostro modo di completarci l'un l'altro. Non c'era il mondo, non c'era ingiustizia, non c'era il male e ora non c'è nemmeno il rimpianto.

Mi mancherai come non mi è mai mancato nessuno e te lo giuro, Coin, sto provando a non piangere. E' che vicino a te la vita sembrava un po' meglio di quel è in realtà, e le tue parole non lasciavano spazio a repliche, certe e sicure com'erano delle mezze verità che mi dicevi di continuo. Ma la verità vera è che non mi abituerò mai all'idea di non trovarti più sul divano tornando a casa, perchè a te, alla tua presenza costante nella mia vita, al nostro rapporto, al tuo modo di farmi sentire, invece, mi ci sono abituata subito. 

I morti non sono degli assenti, sono degli invisibili e so che continuerai ad esserci e a stringermi quando ne avrò bisogno, ma mi perdonerai se ti dico che la vita mi fa un po' più schifo di prima ora che ti hanno sparato. Ti amerò sempre, nel nostro modo che non pretende nulla e non si aspetta nulla. Tu però, magari, aspettami.

martedì 9 aprile 2013

Love Stoned

A furia di stare con Baiko odio la gente che non sa cosa vuole. La odio proprio, dal profondo del cuore, e l'odio è direttamente proporzionale all'amore che provo per gli stessi. Il meccanico mi sta cambiando, giorno dopo giorno, quasi fossi uno dei suoi ingranaggi. Mi domando quanto ci metterà a fare di me una delle tante cose che non sa guidare. E' probabile che non si renda conto dell'influenza che esercita sul cervello e sul cuore di un medico spezzato, corrotto, esploso. E non appena dimentico cosa mi abbia fatto tanto male da portarmi quasi a gettare la spugna, ecco che i ricordi ritornano, ritornano Lars e con lui Dorian, ritorna Huck per caso al Crazy Horse. 

Lars. L'ho eluso, è ovvio. L'ho capito quando mi ha detto che io e Dorian siamo diversi, come se implicitamente si fosse chiesto come Dorian avesse potuto avvicinarsi così tanto, se poi era tanto, a me. Non lo so cosa fossero loro due, ma mi è sembrato che lui volesse farmi entrare nella sua vita per sopperire e ricordare. Non sono forte quanto Dorian, non ho il coraggio di farmi prendere a botte, io. Lo abbiamo amato entrambi quel ragazzo viziato di Gandhi e credo non smetterà mai di mancarci perchè con lui si poteva scoprire di essere qualcosa di diverso, si poteva conoscere un pezzo in più di noi stessi. L'ho trattato male, il Touzi, appena l'ho visto l'ho attaccato per non sentirmi attaccata prima, a mia volta, eppure lui non mi ha voltato le spalle. 

Huck. Si fa trovare sullo zerbino di casa con un mazzo di fiori in mano, poi sparisce, lo ritrovo e mi spaccia per una che ha adescato la sera prima. Cosa di lui mi porti a volergli stare vicino sempre, a farmelo mancare nonostante i nostri continui battibecchi non lo scoprirò mai e credo per lui sia lo stesso. Perchè mi allontani ogni volta, perchè mi spinga a non cercarlo, a non aspettarlo invece l'ho capito. Non è in grado di gestire la sua vita, non vuole trascinarmi in basso quanto è finito lui, passando come sta facendo ora, da aguzzino ad aguzzino. Me lo dicesse sul serio, credendoci, essendo realmente convincente forse lo farei. Il fatto è che non lo vuole nemmeno lui. Tesserò e disferò la tela ogni notte che Baiko non ci sarà a scaldarmi il letto e a dirmi che io sono una specie di dono, una possibilità, una specie di rivincita. 

Distribuisco pezzi del mio cuore donandoli a persone che non li vogliono. Ma è sul serio così sbagliato?

giovedì 21 marzo 2013

H.H.

I se e i fosse sono, e lo sappiamo, i regni (o erano il patrimonio?) degli imbecilli. Ma se davvero io non avessi continuato a fare l'idiota e incazzarmi per niente, mi avrebbe lasciata stare ad Hall Point ancora per un po'? Lo avrei fatto anche se me lo avesse chiesto ieri sera, anche dopo aver confessato del bacio e condito la storia con i soliti "ma lei non significava niente" di circostanza. Gli ho creduto, all'inizio, perchè è mia abitudine credere a qualsiasi cosa che esce dalla sua bocca, ma ora che i chilometri di distanza sono troppi comincio a vacillare e così pure la mia fiducia. Come sarebbe stato partire tra qualche giorno e non ieri sera di corsa e ancora in lacrime non lo saprò mai, così come non so che aspettarmi da queste due settimane che mi ha chiesto. Il fatto è che non potrei rivederlo più, che ieri sera è potenzialmente stata la mia ultima occasione di diventare, con lui, una persona migliore. E il risultato invece è stato guardarmi allo specchio e farmi più schifo di prima nonostante le lacrime che stavo piangendo fossero sincere e quanto di più puro io sia stata capace di dargli. Di dare a chiunque, perchè a tutti sto raccontando un sacco di palle. 

Non ha voluto che mi avvicinassi ieri, non ha voluto niente di quello che potevo offrirgli, così come tempo fa ha rifiutato il mio aiuto. Non ha mai voluto niente eppure io gli ho dato tutto, se l'è portato via senza nemmeno saperlo e forse questa è la parte che preferisco di meno. Non ha risposto oggi e probabilmente non risponderà più fino a che il disegno non sarà compiuto. E' anche peggio di quel che pensassi, terribilmente peggio e questo va anche a sommarsi a chi ho vicino e non sa nulla. E' colpa mia, di tutto.

mercoledì 13 marzo 2013

Rise Up

E' solo questione di rialzarsi in piedi una volta di più. A vederla così sembra tutto più facile in effetti, ma quando ci si passa è tutta un'altra storia. Siano maledetti i cortex e i codardi che li usano per evitare di prendersi le proprie stramaledette responsabilità. Sono passati lunghi giorni e ora va decisamente meglio, in piedi di nuovo, barcollante certo, ma ancora in grado di camminare. Non era lui, non era quello che si poteva essere noi, ma è quello che effettivamente sono stata: una cazzo di ombra e basta.

Ora sono sullo Skyplex e ho paura di stare per usare qualcuno di innocente e puro per il mio orgoglio personale. E' tutto più facile quando si è faccia a faccia, quando si è tanto abituati ad essere insieme che anche andare al cesso è una fatica perchè si interrompe quel continuo confrontarsi che fa bene allo spirito. Poi c'è la vita che ti capita in mezzo alle cose che programmi e via, le cose sembrano tanto più facili da diventare naturali, e ti ritrovi a pensare che forse andare al cesso da soli non è poi così difficile e che forse dei tuoi spazi hai bisogno e di pure tutti i chilometri che vi separano. E' questo il momento in cui ti senti una stronza. Il momento in cui invece diventi una merda è quello in cui ti compiaci di attenzioni che altrimenti dovresti respingere sul nascere. 

E' a Lars che penso adesso, a cosa farebbe lui con i suoi modi pacati e il tono tranquillo. Cosa direbbe la sua rassegnazione, la sua abitudine, tutti i segni che chi se n'è andato gli ha lasciato negli occhi. Mi odio per non averlo più cercato, ma io lo so che si finirebbe a parlare di D. e io non posso, non ancora.